“Voglio vivere accanto a della gente umana, molto umana. Che sappia sorridere dei propri errori. Che non si gonfi di vittorie. Che non si consideri eletta, prima ancora di esserlo. Che non sfugga alle proprie responsabilità. Che difenda la dignità umana e che desideri soltanto essere dalla parte della verità e dell’ onestà. L’ essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena di essere vissuta. Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle persone … Gente alla quale i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con sottili tocchi nell’ Anima. Sì … ho fretta … di vivere con l’intensità che solo la maturità mi può dare.” [Mario de Andrade]
Il video ufficiale di Stefania, il brano del gruppo ucraino Kalush Orchestra, vincitore dell’Eurovision Song Contest 2022, è stato girato tra le rovine di Borodyanka, Gostomel, Bucha e Irpin’ – due delle città più martoriate dagli attacchi russi. Le note del brano si diffondono tra palazzi distrutti e volti di civili in fuga. Il brano è una dedica che il leader della band Oleh Psyuk aveva fatto alla madre prima dello scoppio della guerra, ma che ora assume un significato ancora più profondo e universale. «Anche se la canzone non contiene neanche una parola che faccia riferimento alla guerra, molte persone hanno cominciato ad associarla con la madre Ucraina», spiega il cantante. «Di più, la gente ha cominciato a chiamarla l’inno della nostra guerra. Ma se Stefania è ora l’inno della nostra guerra, vorrei che diventasse l’inno della nostra vittoria».
Il testo tradotto Ecco il testo cantato dalla band ucraina:
«Stefania mamma mamma Stefania/ Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia/ Cantami una ninna nanna mamma/ Voglio sentire la tua parola. Mi ha cullato, mi ha dato il ritmo e probabilmente la forza della volontà; non ha preso, ma ha dato. Probabilmente ne sapeva ancora di più e da Salomone. Camminerò sempre da te per strade dissestate/ Non si sveglierà, non si sveglierà, io tra le forti tempeste/ Prenderà due segni dalla nonna, come se fossero proiettili. Mi conosceva molto bene; non si è lasciata ingannare, come se fosse molto stanca; mi ha cullato nel tempo Lyuli lyuli lyuli… Stefania mamma mamma Stefania/ Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia/ Cantami una ninna nanna mamma/ Voglio sentire la tua parola. Non ho i pannolini ma mamma ma mamma, basta, come se non fossi cresciuto per pagare le cose/ Non sono un bambino piccolo, perde ancora la pazienza, camminavo, “come se le scorie ti colpissero”/ Sei tutta giovane oh madre al culmine, se non apprezzi la custodia del picco della gloria, sono nel vicolo cieco/ Uccidi quel picco quel picco, canterei con il mio amore Lyuli lyuli lyuli… Stefania mamma mamma Stefania/ Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia/ Cantami una ninna nanna mamma/ Voglio sentire la tua parola. Stefania mamma mamma Stefania/ Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia Cantami una ninna nanna mamma/ Voglio sentire la tua parola».
Il campo fiorisce e diventa grigio Розквітає поле, а вона сивіє
Cantami una ninna nanna, mamma Заспівай мені, мамо, колискову
Voglio sentire la tua parola nativa Хочу ще почути твоє рідне словоMi ha cullato, mi ha dato un ritmo Вона мене колисала, дала мені ритм
E, probabilmente, la forza di volontà non mi sarà tolta, perché lei ha dato І, напевне, силу волі не забрати в мене, бо дала вона
Probabilmente ne sapeva più di Salomone Напевне, знала, може, більше і від Соломона
Verrò sempre da te su strade dissestate Ломаними дорогами прийду я завжди до тебе
Non mi sveglierà, non mi sveglierà, nelle forti tempeste Вона не розбудить, не будить, мене в сильні бурі
Prenderà due museruole da sua nonna, come se fossero proiettili Забере в бабулі дві дулі, ніби вони кулі
Mi conosceva molto bene, non si è lasciata ingannare Дуже добре знала мене, не була обманута
Dato che ero molto stanco, mi ha cullato in tempo Як була дуже втомлена, гойдала мене в тактLuli, luli, luli, vai! Люлі, люлі, люлі, гой!Stephanie mamma, mamma Stephanie Стефанія мамо, мамо Стефанія
Il campo fiorisce e diventa grigio Розквітає поле, а вона сивіє
Cantami una ninna nanna, mamma Заспівай мені, мамо, колискову
Voglio sentire la tua parola nativa Хочу ще почути твоє рідне словоNon ho i pannolini, ma mamma, ma mamma, basta Я не в пеленах, но ма, но ма, хватить
Non importa come cresco, da grande pago le cose Як би я не виріс, на виріст за речі платить
Non ho avuto un figlio, lei continua a perdere la pazienza Я не мала дитина, вона далі нерви тратить
Stavo camminando, le scorie ti avrebbero colpito! Я гуляв, шляк би тебе трафив!
Siete tutti giovani, oh mamma, al culmine Ти все молода, о мамо, на піку
Se non apprezzo la cura del picco della gloria, sono in un vicolo cieco Якщо не ціню опіку на піку слави, мені в тупіку
Uccidi la vetta, questa vetta, brucerei, brucerei, con il tuo amore Забивайте піку, цю піку, я би попік, спік, своєю любов’юLuli, luli, luli, vai! Люлі, люлі, люлі, гой!Stephanie mamma, mamma Stephanie Стефанія мамо, мамо Стефанія
Il campo fiorisce e diventa grigio Розквітає поле, а вона сивіє
Cantami una ninna nanna, mamma Заспівай мені, мамо, колискову
Voglio sentire la tua parola nativa Хочу ще почути твоє рідне словоStephanie mamma, mamma Stephanie Стефанія мамо, мамо Стефанія
Il campo fiorisce e diventa grigio Розквітає поле, а вона сивіє
Cantami una ninna nanna, mamma Заспівай мені, мамо, колискову
Voglio sentire la tua parola nativa Хочу ще почути твоє рідне словоFonte: Musixmatch
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
“Frequenta chi è meglio di te!”. È questo che rispondo a chiunque mi chieda perché leggo. Perché credo che nei libri ci sia il meglio di quanto una persona abbia da dare. E visto che la vita è una complicazione costante, che parla una lingua che evolve, serve avere una mente veloce. Leggo per crescere, perché leggendo mi sento meno impotente. Imparo e so che chi studia ha più risorse per affrontare una giornata storta, lo sgarbo di uno sconosciuto in rete, la spesa, un contratto, una malattia, un litigio col fidanzato, un mazzo di fiori al mercato, una ferita, un inciampo, un conto salato, la scelta di un albergo, la fiducia in un amico. Ciò che lega queste cose – e qualunque altra mi possa accadere – è la mente. Curarla mi rende per forza di cose più forte. *Un pensiero che amo periodicamente condividere perchè si tratta di qualcosa cui tengo immensamente e che ripeterò fino allo sfinimento. 📚 In foto la bellissima libreria del T-site di Hirataka, Osaka 📷 Scatto di @gipsy_caju
"Frequenta chi è meglio di te!".
È questo che rispondo a chiunque mi chieda perché leggo. Perché credo che nei libri ci sia il meglio di quanto una persona abbia da dare. E visto che la vita è una complicazione costante, serve avere una mente veloce.
oggisologratitudineStuporemeravigliaEssere grati sempre!!!! Gentile Pina Ingraiti, in relazione alla sua partecipazione al Concorso “Dedicato a…Giornata mondiale della poesia …
www.romena.it/accoglienza-nella-casa/ ✅ 8 maggio: “Storie di famiglie ACCOGLIENTI!”…l’affidamento familiare. Coordina Pier Luigi Ricci ✅ 14-15 maggio: corso a tema_”MI INTERESSA. Tracce e storie per ripartire” con Pier Luigi Ricci ✅ 15 maggio: Soave BUSCEMI, missionaria laica in Brasile, scrittrice. Conduce Filippo Ivardi ✅ 22 maggio: Pier Luigi RICCI, educatore e formatore ✅ 29 maggio: Roberto MANCINI, filosofo e scrittore e Luigi CIOTTI, fondatore Gruppo Abele e Libera. Conduce Massimo Orlandi ℹ️ Per info: 0575 58 20 60 (orario 10-17, escluso mart e merc)
«È l’ultimo giorno di questa settimana speciale, il doppio cinque (5/ 5), il piú sgargiante di tutti. […] Il 5 maggio è infatti ‘Tango no sekku no hi, oggi piú semplicemente chiamato Kodomo no hi こどもの日, il «Giorno dei bambini». Tradizionalmente era una celebrazione dedicata ai maschietti, festeggiata issando tasche a vento a forma di carpa fuori dai balconi, dalle finestre o nei giardini. Se ne vedono anche a filo, sui fiumi, durante grandi eventi collettivi come tra Mejiro e Takadanobaba sul Kanda- gawa. Hanno bocche spalancate che ingoiano il cielo e guizzano nell’aria lasciandosi plasmare dai colpi di coda improvvisi del vento. Si prega per la crescita e la salute dei piccini e oggi la festa abbraccia indistintamente femmine e maschi. […] –Ma perché le carpe? –mi ha domandato ieri Sōsuke, mentre tornavamo a piedi dall’asilo. Nel tragitto fino a casa ne incontriamo almeno sei. La sua domanda mi ricorda per l’ennesima volta quanto col tempo si finisca per considerare ovvio anche ciò che ovvio non è, e quanto negli anni io stessa mi sia assuefatta a una cultura che in origine non era la mia. Per rispondere cerco nei libri e scopro cosí che una antica leggenda cinese voleva che le carpe che risalivano le tempestose correnti dei corsi d’acqua si tramutassero in draghi, nel tratto dei fiumi che si interrompono bruscamente in cascate. Nel tempo questa credenza cinese si fuse con l’usanza giapponese di issare dei particolari pilastri decorati (kagodama) davanti alle case, come segnali per accogliere l’arrivo della divinità della risaia; fu sopra questi pilastri che, in un secondo momento, vennero issate le tasche a vento dei koi- nobori 鯉のぼり, dando vita alle decorazioni che oggi si ammirano in ogni angolo del Giappone nei giorni prossimi al 5 maggio.» 🎏 da «Tokyo tutto l’anno» Einaudi editore 📷 Scatto stupendo di @shigatsu0926 ← seguitelo 👏❤️🍁🎈🌼⛩️🍡 www.facebook.com
«Il 5 maggio è il «Giorno dei bambini». Si prega per la crescita e la salute dei piccini e oggi la festa abbraccia indistintamente femmine e maschi. […]
E tuttavia pare sia il risultato di una modifica del nome originario che suonava piuttosto come sanae-zuki 早苗月, ovvero “il mese delle piantine di riso”: un riferimento alla consuetudine agricola di trapiantarle in questo periodo dal semenzaio al campo.
Tra gli altri nomi di maggio: tagusa-zuki , «il mese delle gramigne delle risaie»; tachibana-zuki , «il mese del mandarino selvatico»; samidare-zuki , «il mese delle piogge che cadono prima dell’estate», nome quest’ultimo che conferma lo spostamento indietro del calendario solare rispetto a quello lunare. Il tempo era costantemente nuvoloso, il cielo gonfio di nubi, tanto che non era possibile osservare la luna (tsukimizu-zuki ).»
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da “Tokyo tutto l’anno: Viaggio sentimentale nella grande metropoli” @einaudieditore
Satsuki 皐月 in Giappone è maggio che porta il nome delle azalee, satsuki 皐月.
Tra gli altri nomi di maggio: «il mese delle gramigne delle risaie», «il mese del mandarino selvatico», «il mese delle piogge che cadono prima dell’estate»,
Diversi frasi di questo vangelo riportano ad azioni concretissime, umanissime di Gesù.
“gettate la rete” da indicazioni di pesca, di lavoro, concrete.
“Portatemi qualcosa da mangiare”, esprime i suoi bisogni di uomo.
Gesù è li con tutta la sua umanità che entra nella fatica e nei bisogni umani. E’ lì da Risorto, è li cercando ancora, nelle sue apparizioni post Resurrezione, di dare alla fatica ed ai bisogni umani una visione di speranza concreta.
La Speranza Cristiana non è uno sperare senza senso, uno sperare disperato.
La Speranza Cristiana è guardare al concreto modo di vivere e realizzare la speranza di Cristo: una vita spesa nella lotta al bene. La speranza si costruisce lottando per degli obiettivi.
La Speranza è Cristo stesso che ha ribaltato l’ordine naturale delle cose andando oltre la morte, superamento l’ostacolo della morte.
Cristo porta speranza concreta nella fatica e nei bisogni umani perchè sappiamo puntare avanti, desiderare meglio, desiderare di più e faticare, rendere la speranza un percorso costruito, amato, con fatica.
UNA PESCA CHE CAMBIA
AZIONI CONCRETE
“gettate la rete” da indicazioni di pesca, di lavoro, concrete.
“Portatemi qualcosa da mangiare”, esprime i suoi bisogni di uomo.
E dopo il cibo buono, dopo il pane e il pesce, la domanda delle domande, solenne e terribile: “Mi ami?” Solo questo vale, solo questo conterà.
Gesù è risorto, sta tornando al Padre, eppure implora amore, amore umano. Lui che ha detto a Maddalena: «non mi trattenere, devo salire», è invece trattenuto sulla terra da un bisogno, da una fame umanissima e divina. Può andarsene se è rassicurato di essere amato.
Gesù e Pietro in uno dei dialoghi più affascinanti della letteratura: tre domande, come nella sera dei tradimenti, attorno al fuoco nel cortile di Caifa, quando Cefa, la Roccia, ebbe paura di una serva. E da parte di Simone tre dichiarazioni d’amore a ricomporre la sua innocenza, a guarirlo alla radice.
E dopo il cibo buono, preparato con cura, dopo il pane abbrustolito, un po’ di pesce e di olio buono, la domanda delle domande, solenne e terribile: “Mi ami?” Solo questo vale, solo questo conterà. Semplicità essenziale di parole che non bastano mai, perché la vita ne ha fame insaziabile.
Simone di Giovanni, mi ami più di costoro? Pietro sente il pianto salirgli in gola nel cercare una risposta a quella domanda enorme che lo fa tremare, e risponde dicendo sì e no al tempo stesso. Non si misura con gli altri che sono lì attorno al fuoco, non resta nei termini della questione: infatti mentre Gesù usa il verbo sublime dell’amore assoluto, l’agape che tutto muove, Pietro risponde con il verbo umile, quotidiano, dell’amicizia e dell’affetto: ti voglio bene. Allora Gesù incalza:
Simone figlio di Giovanni, mi ami? Gesù ha capito la fatica dell’amico, e cambia domanda, chiede di meno. Pietro risponde, ma come prima non sa parlare di amore, non osa, si aggrappa ancora all’amicizia, che conosce: io ti sono amico, lo sai, ti voglio bene.
Nella terza domanda, Gesù accetta che Pietro non riesca a rispondere sulla stessa lunghezza d’onda, si avvicina al suo cuore incerto, ne accoglie il limite, e adotta il suo verbo: Pietro, mi vuoi bene?
Gli domanda l’affetto se l’amore è troppo; l’amicizia almeno, se l’amore mette paura; semplicemente un po’ di bene.
Gesù dimostra autentico amore proprio rallentando il passo sulla misura del discepolo imperfetto, con tutta l’umiltà dell’amore vero, con l’umiltà di Dio. Il maestro dimostra la sua grandezza dimenticando lo sfolgorio dell’agàpe e abbassandosi ogni volta a livello della sua creatura: l’amore vero si mette ai piedi dell’amato.
A Gesù non interessa giudicare o assolvere; per lui nessun uomo coincide con i suoi peccati, né con le notti senza frutto; lui misura il valore della creatura a partire dal cuore, che lui intende ravvivare con il calore della sua presenza: “stare vicino a me è stare vicino al fuoco” , come afferma il Vangelo apocrifo di Tommaso.
Simone mostra la vera santità: essa non consiste nell’assenza di peccato, ma nel rinnovare la passione per Cristo, oggi, adesso, donando l’amore che puoi, meglio che puoi, quello che hai.
Allora chiamami, Signore, so che non cerchi uomini infallibili, ma solo appassionati. Chiamami ancora e ti seguirò.
Il quadro che si vede nell’immagine, è “Il quarto stato” di Pelizza da Volpedo e rappresenta l’uscita degli operai da una fabbrica.
La Festa dei lavoratori viene celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti paesi del mondo, per ricordare tutte le lotte per i diritti dei lavoratori, originariamente nate per la riduzione della giornata lavorativa. Wikipedia
Data: domenica 1 maggio 2022
1 maggio La sua origine risale a una manifestazione organizzata a New York il 5 settembre 1882 dai Knights of Labor, un’associazione fondata nel 1869. Due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione i Knights of Labor approvarono una risoluzione affinché l’evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all’Internazionale dei lavoratori (vicine ai movimenti socialisti ed anarchici) suggerirono come data della festività il primo maggio. La data del 1º maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872 e più tardi in quasi tutti i paesi del mondo.
In Italia, durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella delle Ginestre, Palermo, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Il 1º maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.
Non è la perfezione che lui cerca in me, ma l’autenticità. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore. GIOVANNI DELLA CROCE http://www.Romena.it
#buongiornoromena Per te che hai saputo aspettare Dio e nel silenzio lo hai sentito camminare. Per te che nella tua solitudine hai allargato lo spazio e fatto posto agli altri. Per te che vedi un figlio correre dove sai di non poterlo seguire. Per te che lasci in segreto scivolare una lacrima nel cavo della tua mano, e poi la riponi nel tuo cuore. Per te che non ti sei fatto piegare dalle avversità, anzi le hai usate per salire più in alto. Accogli questo filo di speranza, questo minimo di luce sufficiente per cercare. Luigi Verdiwww.romena.it
Messa da RomenaDOMENICA 1 MAGGIO: INCONTRO CON LUIGINO BRUNI auditorium di Romena, ore 15
Massimo Orlandi intervista Luigino Bruni in un incontro aperto a tutti. Al centro della conversazione i grandi temi del presente: i cambiamenti che stiamo vivendo, gli inquietanti scenari internazionali, le trasformazioni necessarie nell’individuo, nella società, nell’economia, nella chiesa. Inoltre Luigino sintetizzerà per i presenti gli aspetti centrali del corso tenuto a Romena nel fine settimana: “La Fraternità, nonostante tutto”. Economista, saggista, Luigino Bruni è anche un grande frequentatore della Bibbia e un acuto osservatore dell’attualità.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Seguirà la Messa alle ore 17,00.