
“Ma che io ricordi la mia offesa, Nàstenka! Che io abbia sospinto una nuvola scura sulla tua serena, calma felicità ; che io con amari rimproveri abbia gettato l’angoscia nel tuo cuore, lo abbia ferito con un segreto rimorso e lo abbia costretto a battere con ansietà in un momento di beatitudine, che io abbia sgualcito sia pure uno solo di quei teneri fiori che tu intrecciasti ai tuoi riccioli neri, quando andasti con lui all’altare… oh, questo mai, mai!
Sia sereno il tuo cielo, sia luminoso e calmo il tuo caro sorriso, e tu sii benedetta per il minuto di beatitudine e di felicità che desti a un altro cuore solitario e riconoscente!
Dio mio! Un intero minuto di felicità! E’ forse poco, sia pure in tutta la vita di un uomo?…”
F Dostoevskij, Le notti bianche
Monastero San Magno Lt.
Il morto che ha paura
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